Il sostegno finanziario all’Ucraina rimane il grande punto lasciato in sospeso dall’ultimo Consiglio europeo del 2023, tenutosi a Bruxelles giovedì e venerdì scorsi. Il risultato maggiore ottenuto dai leader dei 27 paesi Ue è stata l’apertura ufficiale dei negoziati per l’entrata nell’Unione a Kiev (oltre alla Moldavia), confermando così il pieno supporto, quantomeno politico, al paese invaso dalla Russia. Un risultato non scontato, raggiunto dando la possibilità al primo ministro dell’Ungheria Viktor Orbán, unico contrario tra i presenti, di uscire dalla stanza al momento del voto, un espediente (sembrerebbe concordato in anticipo) adottato in modo da permettergli di dissociarsi dalla decisione presa.
Non sono andati a buon fine, invece, gli sforzi per rimuovere il veto di Budapest sull’accordo per la revisione di medio termine del Quadro finanziario pluriennale (Qfp), che prevede un supporto finanziario stabile all’Ucraina fino al 2027 di 50 miliardi di euro e un rafforzamento di 21 miliardi di nuove risorse al budget dell’Ue.
Un Consiglio straordinario sarà perciò convocato il 1° febbraio, dove i paesi membri cercheranno di convincere Orbán, il quale sarebbe intenzionato ad ottenere in cambio i rimanenti 22 miliardi di fondi Ue congelati a causa di violazione dello Stato di diritto. Il giorno prima del Consiglio europeo erano stati sbloccati altri 10,2 miliardi del Fondo di Coesione, ma evidentemente non sono stati sufficienti a convincere il paese della pianura pannonica.
In totale, i nuovi impegni finanziari della bozza di intesa ammontano a 64,6 miliardi di euro (compresi i 50 miliardi per l’Ucraina), di cui 21 miliardi di nuove risorse. Se così venisse approvata, l’intesa prevederebbe anche una risposta europea forte e coesa alle sfide della migrazione, stanziando due miliardi in questo campo e assegnando inoltre 7,6 miliardi alla dimensione esterna per azioni nei paesi confinanti con l’Ue. Un altro punto di rilievo è che il testo in discussione accoglie con favore gli strumenti previsti dalla Piattaforma per le Tecnologie Strategiche (STEP) per l’Europa, assegnando inoltre 1,5 miliardi al Fondo europeo per la difesa.
Nonostante il mancato accordo sul bilancio, il Consiglio europeo ha ribadito l’impegno a continuare a fornire sostegno militare, economico, finanziario, politico, diplomatico e umanitario all’Ucraina. Verrà aumentata l’assistenza umanitaria e l’impegno della protezione civile nel paese, in particolare per garantire la resistenza del settore energetico durante l’inverno.
I capi di Stato hanno rinnovato l’appello a fare progressi significativi sulle modalità di utilizzo dei fondi russi congelati in Europa. Tali risorse potrebbero essere destinate a sostenere l’Ucraina nella sua fase di ripresa e ricostruzione, rispettando gli accordi contrattuali e nel rispetto del diritto dell’Ue e internazionale. Il Consiglio europeo ha sottolineato poi l’importanza della stabilità nel Mar Nero e il supporto per garantire le esportazioni del grano ucraino, proponendo misure aggiuntive per utilizzare al massimo i corridoi di solidarietà con gli Stati membri.
Per quanto riguarda l’allargamento, oltre al semaforo verde per Ucraina e Moldavia, il vertice è stata l’occasione per registrare i passi in avanti degli altri Stati che aspirano ad entrare nell’Unione. La Georgia ha ricevuto lo status di paese candidato, mentre Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord hanno ricevuto la conferma che i loro negoziati per entrare nell’Unione verranno aperti una volta raggiunto il necessario livello di conformità con i criteri di adesione e con l’approvazione delle riforme necessarie. I leader europei hanno anche ribadito l’impegno per l’adesione dei Balcani occidentali all’Ue, chiedendo un’accelerazione del processo e accogliendo il piano proposto dalla Commissione per la convergenza socioeconomica, invitando la regione a intensificare le riforme e promuovere l’integrazione economica regionale.
Infine, il Consiglio ha invitato l’Alto Rappresentante e la Commissione, in coordinamento con l’Agenzia europea per la difesa, a presentare rapidamente la strategia industriale di difesa europea (Edis), includendo una proposta di programma europeo di investimenti per la difesa (Edip) e chiedendo un rafforzamento del ruolo della Banca europea per gli investimenti (Bei) a sostegno della sicurezza e della difesa europea.
Sebbene non fosse tra gli argomenti all’ordine del giorno, a latere del summit si è parlato anche della riforma del Patto di stabilità, sulla quale l’ultimo Consiglio Economia e finanza (Ecofin) dello scorso 8 dicembre si era concluso con un nulla di fatto. Italia e Francia insistono ancora sullo scorporo di alcuni investimenti strategici per raggiungere gli obiettivi di transizione verde e digitale e per la difesa, mentre i paesi più rigoristi, come Germania, Olanda e Austria, vogliono l’inserimento di salvaguardie su deficit e debito molto stringenti. I negoziati sono tuttora in corso e durante il Consiglio europeo è arrivato l’annuncio della convocazione di un Ecofin straordinario fissato per il 20 dicembre.
(Nella foto in alto, un momento del Consiglio europeo. Copyright: European Union)
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