Quando si pensa ai distretti orafi del nostro Paese, il grande pubblico è abituato ad associare i nomi di Vicenza, Valenza Po e Arezzo. I più esperti ricordano anche quello campano – distribuito tra Napoli, Marcianise e Torre del Greco – ma difficilmente saranno indotti a muovere lo sguardo più a Sud. Eppure dovrebbero, perché in quel di Crotone opera la Gerardo Sacco, azienda orafa di lunga e consolidata tradizione, che negli ultimi anni ha generato una domanda di competenze nel proprio campo capace di dare vita ad altre realtà artigiane. Per questo motivo Viviana Sacco (nella foto in alto), amministratrice unica della società nonché esponente della seconda generazione, non fa fatica a parlare di un “piccolo distretto orafo di Crotone”, come testimonia il numero di contratti orafi e argentieri superiore nella provincia di Crotone rispetto alla media nazionale.
“Noi stessi come azienda abbiamo dato impulso alla creazione di un indirizzo specifico all’interno dell’istituto tecnico – spiega l’amministratrice – e contribuiamo a formare quegli orafi che poi, in alcuni casi, vengono a lavorare anche nei nostri laboratori”.
La tradizione alla quale attingono questi apprendisti è molteplice e si nutre pure delle esperienze che il suo fondatore Gerardo Sacco ha compiuto lavorando per il teatro e per il cinema. “Tutto nasce dall’estro di mio padre, che ancora oggi è il direttore creativo dell’azienda – ricorda Viviana Sacco –. Lui cominciò come piccolo orafo artigiano aprendo una bottega nel 1963; poi negli anni Ottanta ci fu l’incontro con Franco Zeffirelli, con il quale ebbe inizio una collaborazione lunga e felice. Per il regista realizzò i gioielli di scena del Don Carlos alla Scala di Milano o per l’Amleto al cinema, per non ricordarne che alcuni. Gioielli che venivano disegnati appositamente per quella occasione, e non acquistati o noleggiati come usavano fare altri registi. Quella notorietà si è tramandata negli anni, tanto è vero che spesso mio padre è stato soprannominato l’orafo delle dive”.
Oggi la struttura dell’impresa è più articolata e oltre a Viviana lavorano anche gli altri due fratelli, Antonio al reparto produzione e Andrea nell’area commerciale. L’ingresso della seconda generazione, avvenuto intorno ai primi anni Duemila, coincide con la scelta di creare una vera e propria rete di distribuzione tramite concessionari autorizzati per far conoscere il prodotto al di là del perimetro regionale. Alle boutique di Crotone, Reggio Calabria e Lamezia Terme si aggiungono quelle di Roma, Salerno e Milano, nel Quadrilatero della Moda, un investimento molto importante per la Pmi calabrese e attraverso il quale “contiamo di sviluppare ulteriormente la nostra presenza al Nord”, sottolinea l’amministratrice unica.
È limitata per ora al 10% la quota della produzione destinata all’export, che viene gestito quasi totalmente attraverso l’e-commerce. Fra i progetti del 2024 c’è quello di esplorare in modo più attivo alcuni mercati esteri, tenendo conto che per scelta la Gerardo Sacco non ama azioni commerciali troppo spinte. “Siamo focalizzati sul prodotto, desideriamo trasmetterne la componente artigianale legata al territorio – sottolinea –. Il nostro storytelling deve quindi mantenere uno standard molto alto”.
Ciò non ha impedito in ogni caso all’azienda di Crotone di sperimentare e le collezioni d’ispirazione mediterranea convivono con creazioni più simboliche, legate per esempio al mese e capaci di raccontare tratti della personalità di chi acquista. L’innovazione di prodotto si apprezza anche con l’anello scrigno, gioiello personalizzabile brevettato dentro il quale è possibile incidere una parola o una data speciale, oppure con gli orecchini multifunzione, che con un piccolo gesto si trasformano in pendenti per la sera.
Tutto questo è stato reso possibile da un reparto di prototipazione dotato di stampanti in 3D che affianca il laboratorio tradizionale, un’innovazione portata avanti da designer di più recente formazione provenienti dalle migliori scuole e della quale Viviana Sacco è particolarmente orgogliosa. “Amo dire che stiamo formando ‘l’artigiano del futuro’, sintesi fra l’artigiano tradizionale e il designer modellista, dotato quindi di abilità manuali ma anche di capacità in ambito di prototipazione”.
“Il mio sogno – prosegue – sarebbe quello di dare vita a una vera e propria scuola di specializzazione in design e prototipazione di gioielli, consolidando la tradizione orafa presente qui a Crotone”. Questa visione ha contribuito a rendere più appetibile il mestiere dell’artigiano a livello locale e molti più ragazzi e ragazze si avvicinano, “attratti – riconosce l’imprenditrice – anche dalla prospettiva di un’occupazione. Gli stessi progetti di alternanza scuola/lavoro da noi hanno fatto sì che i giovani potessero rendersi conto del fascino di questo mestiere”.
Dei 40 dipendenti impiegati presso la Gerardo Sacco, la metà sono impegnati nei laboratori, il resto sono profili commerciali o amministrativi. Occorre infatti una solida struttura anche per gestire altri aspetti della vita aziendale, come l’acquisto dei metalli e delle pietre preziose. “A gestire le crisi siamo abituati – spiega Sacco –. Noi da sempre siamo toccati dal problema delle materie prime perché l’oro è un bene rifugio per eccellenza ed è la prima cosa ad aumentare di prezzo quando c’è una crisi. Diciamo, comunque, che dal 2008 la situazione è questa”. L’approvvigionamento da fornitori qualificati è parte integrante della politica dell’azienda, che predilige partner italiani per i semilavorati – ad esempio, moschettoni e alcune maglie di catena acquistate presso il distretto aretino – e per astucci e scatole si rivolge a un fornitore locale, a pochissimi chilometri dalla sede di Crotone. Trasporti e spedizioni vanno pianificati e organizzati per tempo perché la collocazione geografica e la carenza di infrastrutture non aiutano. Difficoltà a parte, e comuni a molte imprese del sud, l’orgoglio di operare in un settore di nicchia resta intatto. “Il cliente è fidelizzato, ti riconosce. Con noi sa di acquistare qualcosa di artistico, un esempio di bello e ben fatto tipico della manifattura italiana”, conclude Viviana Sacco.
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