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⚡️ L’anno che verrà, riflessioni e auspici

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Cosa si aspettano le aziende e gli imprenditori italiani per il 2025? L’Europa sembra essere il grande malato, incapace di reagire con la dovuta prontezza ed efficacia al mutare dei tempi. Cina e Stati Uniti, pur in modo diverso, rispondono al cambiamento in modo più reattivo e soprattutto meno auto-sanzionatorio, con maggiore libertà dai dogmi. A mio avviso, infatti, è proprio di dogmi che possiamo parlare per tutto quello che attiene al tema della transizione ecologica.

Da queste pagine più volte abbiamo criticato la rigidità normativa dell’Europa, inversamente proporzionale alla quantità di inquinamento prodotto. Ed è significativo che i due paesi responsabili dei maggiori fattori di inquinamento, soprattutto da emissione di anidride carbonica, abbiano disertato tutti gli appuntamenti su questo tema senza firmare accordi o accettare regole più restringenti per le loro industrie.

 

È su tutti i media la crisi del settore automobilistico, in particolare della Germania. Per il 2024 sono attesi in calo gli utili per Volkswagen, come per Mercedes e Bmw, per citare i principali esempi; Carlos Tavares, amministratore delegato del Gruppo Stellantis, ha dato le dimissioni proprio poche settimane fa.

Si tratta di un risultato impietoso, ma in un certo senso prevedibile, della deadline al 2035 fissata dall’Europa per la cessazione della produzione e la vendita di vetture dotate di motori termici. La filiera produttiva componentistica ed elettronica dell’automobile tedesca è in larga parte in Italia: Torino ne è forse la memoria storica più rappresentativa. Durante il Pmi Day, giornata dedicata all’apertura delle aziende ai nostri studenti, ancora una volta se ne è discusso a lungo senza capire come arginare questa rotta normativa.

 

La riflessione opportuna è da dove sia nata la data del 2035: attraverso quali analisi, sulla scorta di quali previsioni in fatto di materie prime, potenziali mercati e competitor esistenti. Già oggi la Cina è in grado di produrre auto elettriche con costi inferiori del 30% rispetto a quelle prodotte in Europa. Piaggio ha annunciato lo spostamento della produzione della iconica Ape da Pontedera in India: l’adeguamento agli standard di sicurezza e alle stringenti normative ambientali europee, insieme alla necessità di dotare il veicolo di airbag, sistemi di frenata assistita e altre innovazioni per prevenire ribaltamenti e incidenti, avrebbero trasformato un mezzo essenzialmente semplice in un prodotto poco competitivo sul mercato.

Questa crisi presenta fattori completamente diversi da tutti quelli precedenti. Nel 2025 rischiamo di trovarci nelle condizioni di trarne le amare conseguenze. Quello che ci aspetteremmo, come imprenditori, è che politica e istituzioni nazionali ed europee cogliessero l’urgenza con cui dover agire, sapendo di poter contare sempre sulla grande forza di adattamento al cambiamento che le nostre imprese hanno fin qui dimostrato.

 

(Editoriale pubblicato sul numero di dicembre dell’Imprenditore)

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