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⚡️ Welfare e smart working, la ricetta di Dromont

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Partita come pioniere nel 1987 nel settore della produzione di macchinari per creare vernici, Dromont – 25 milioni di euro di fatturato nel 2022 a fronte di 60 dipendenti – è riuscita a diventare leader nel mondo tecnicamente detto dei sistemi automatici tintometrici attraverso l’implementazione di soluzioni che, mantenendo un altissimo grado di qualità, andavano costantemente incontro alle necessità di un mercato in continuo cambiamento. Una storia aziendale iniziata quasi dal nulla e che negli ultimi anni, nella sede di Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo, si è arricchita di nuove iniziative in grado di dare sostanza alle idee della proprietà.

 

SELECTA, LA MACCHINA TECNOLOGICAMENTE PIÙ AVANZATA DELL’OFFERTA DROMONT

“La nostra è un’azienda sempre aperta a tenere bene in considerazione le novità, gli input che arrivano dall’esterno, una capacità di adattamento per certi versi obbligata se si vuole restare al passo con i tempi e nel frattempo, come successo a Dromont, far crescere anche il fatturato – spiega Sara Nada (nella foto in alto), vice presidente e responsabile delle risorse umane della Pmi piemontese –. Trent’anni fa, nel periodo in cui mio suocero ha avviato l’impresa, non c’erano tutti i software che adesso ci permettono di garantire l’assoluta ripetibilità del colore richiesto in particolare dall’universo dell’automotive. Capitava talvolta che non si riuscisse manualmente a dosare il colore nella precisa tonalità richiesta dal cliente, mentre ora, seguendo le giuste formule, macchine come il top di gamma Selecta portano a termine il lavoro senza il minimo problema”.

Know how consolidato negli anni che l’azienda del cuneese mette a disposizione di realtà industriali di vari livelli e dimensioni. “I clienti principali di Dromont sono sì multinazionali, ma anche imprese familiari leader nel loro paese. In Spagna, per esempio, per un’azienda con 90 milioni di euro di fatturato con cui manteniamo rapporti da parecchio tempo, svolgiamo pure un ruolo da consulenti. Tanto che ultimamente ci hanno invitato ad un convegno, unici presenti tra i loro fornitori, a raccontare la nostra storia e le esperienze fatte sul campo”.

Considerato perciò il carattere internazionale dell’impegno commerciale di Dromont, non è difficile intuire che la percentuale di fatturato proveniente da commesse estere sia piuttosto consistente. “Sul canale dell’export passa circa il 90% del lavoro, visto che siamo presenti con i macchinari di nostra produzione in una cinquantina di paesi del mondo – chiarisce Nada, moglie del titolare Luca Drocco –. Tra i principali spiccano Stati Uniti, Messico, Canada, Australia, Indonesia, Filippine, Africa subsahariana ma anche Russia, Ucraina e Israele. Dopo aver messo a punto un progetto, tecnici interni vanno sul posto per supervisionare gli impianti e poi, in un secondo tempo, la palla passa ai qualificati softwaristi che sono chiamati a chiudere la commessa”.

 

Ritmo aziendale sicuramente soddisfacente che, non più tardi di qualche anno fa, ha rischiato di subire un rallentamento a causa del complesso frangente che, non solo Dromont, ha dovuto affrontare nel post pandemia. Anche la Pmi piemontese si è infatti trovata davanti al problema delle tante dimissioni presentate dai dipendenti nel periodo successivo al Covid-19. “Non può capire quante persone ci hanno chiesto di lasciare il proprio lavoro. Ero appena arrivata in azienda per occuparmi delle risorse umane ed è stato veramente un momento complicato, giorni in cui servivano risposte pronte per fronteggiare l’emergenza. Tra le altre cose è capitato che pure un nostro dipendente storico ed estremamente qualificato, qui da più di vent’anni, abbia deciso di lasciarci. Dopo dodici mesi, però, ci ha chiesto di poter tornare e siamo stati felici di riaccoglierlo in Dromont”.

E per non essere messa nella condizione di dover fronteggiare nuovamente determinate dinamiche, l’impresa di casa a Grinzane Cavour si è preoccupata di offrire ai dipendenti un pacchetto di iniziative legate al welfare che, nelle speranze dei vertici di Dromont, dovrebbero fidelizzare in modo sempre crescente i propri collaboratori. “Da quando sono arrivata ho pensato di introdurre benefit in grado di mettere le persone che lavorano assieme a noi nella condizione di migliorare ulteriormente la propria vita – conferma la vice presidente della Pmi piemontese –. Tra questi, da tre anni, abbiamo offerto loro un corso di yoga oltre ad altri programmi per la cura del fisico in palestra, mentre la salute resta un argomento primario nel nostro giornaliero. In più si è deciso di dare continuità allo smart working, con la volontà di gestire il personale in maniera adeguata ai tempi, modo di fare tipico delle aziende grandissime più che di una di stampo familiare come Dromont”.

Già aumentati gli spazi aziendali nel 2000 e non avendo per ora necessità di un nuovo upgrade dimensionale, l’azienda cuneese si è concentrata sull’acquisizione di una realtà industriale a Reggio Emilia, dove vengono prodotti macchinari complementari rispetto a quelli realizzati all’interno del quartier generale di Dromont.

 

LO STABILIMENTO DI GRINZANE CAVOUR

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