PACCHETTO BREVETTI, PASSO AVANTI DEL CONSIGLIO SULLE LICENZE OBBLIGATORIE
Lo scorso 26 giugno, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato il suo mandato negoziale sulla regolamentazione delle licenze obbligatorie per la gestione delle crisi. Il regolamento in discussione fa parte del nuovo Pacchetto brevetti (Patent Package), presentato dalla Commissione europea il 27 aprile 2023 e strutturato in tre proposte di regolamento che introducono importanti modifiche in riferimento a: l’obbligo di concessione di licenze in momenti di crisi, i brevetti standard essenziali (Standard Essential Patents, SEPs) e i certificati protettivi supplementari (Supplementary Protection Certificates, SPCs).
Con il termine di licenza obbligatoria si intende la possibilità per un governo di consentire a una terza parte di utilizzare un diritto di proprietà intellettuale senza l’autorizzazione del titolare dei diritti. La posizione adottata dal Consiglio chiarisce l’ambito di applicazione della regolamentazione, ridefinisce la procedura decisionale, rafforza i diritti dei titolari dei diritti e limita il numero di atti legislativi che possono attivare la modalità di crisi o emergenza sotto la quale può essere emessa una licenza obbligatoria dell’Unione.
In situazioni di crisi (ad esempio una pandemia o un disastro naturale), le licenze obbligatorie possono aiutare a fornire accesso a prodotti e tecnologie chiave, quando, ad esempio, il titolare di un brevetto non ha la capacità di produrre le quantità necessarie di un prodotto chiave e un accordo volontario non è disponibile o fattibile. Attualmente i meccanismi di licenza obbligatoria sono regolati solo a livello nazionale, il che potrebbe risultare in un approccio frammentato in caso di crisi o emergenze transfrontaliere e non considera le catene di approvvigionamento transfrontaliere inerenti al mercato interno. Per questo motivo, è stato deciso di creare un meccanismo di licenza obbligatoria a livello dell’Ue (“licenza obbligatoria dell’Unione”).
La proposta della Commissione mira a consentire all’Ue di fare affidamento su un quadro di licenze obbligatorie per la gestione delle crisi applicabile in tutto il territorio europeo. Nella proposta originaria, la licenza obbligatoria dell’Unione sarebbe strettamente collegata agli strumenti di crisi, come l’atto di emergenza e resilienza del mercato interno (Imera, noto in precedenza come strumento di emergenza del mercato unico o Smei).
Nella sua formulazione iniziale, la proposta assicura che la licenza obbligatoria dell’Unione venga concessa solo dopo l’attivazione di una modalità di emergenza o crisi a livello dell’Ue. La determinazione dell’esistenza di una crisi o emergenza non sarebbe quindi definita dalla regolamentazione sulle licenze obbligatorie, ma piuttosto dal pertinente strumento di crisi dell’Ue. Il meccanismo di licenza obbligatoria dell’Unione intende servire come alternativa in caso di crisi quando non sono disponibili accordi volontari, fornendo un’adeguata copertura territoriale delle licenze obbligatorie per coprire le catene di approvvigionamento transfrontaliere. La regolamentazione proposta contiene un elenco di strumenti di crisi dell’Ue che possono attivare una licenza obbligatoria dell’Unione.
Tuttavia, il mandato negoziale del Consiglio ristruttura la procedura di concessione di una licenza obbligatoria a livello dell’Ue per proteggere i diritti dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale e garantisce che essi siano meglio informati durante tutta la procedura. I ruoli del comitato consultivo e degli esperti nazionali di proprietà intellettuale sono anche rafforzati nel processo decisionale. Inoltre, il mandato negoziale stabilisce che, quando una licenza viene concessa a un licenziatario durante una crisi, il titolare dei diritti deve essere remunerato. Nel mandato negoziale del Consiglio, questa remunerazione, da stabilirsi dalla Commissione caso per caso, può superare il limite del 4% del totale dei ricavi generati dal licenziatario, come proposto dalla Commissione.
La posizione del Consiglio sottolinea la natura di “ultima risorsa” di qualsiasi decisione di licenza obbligatoria, significando che dovrebbe essere utilizzata solo quando non sono disponibili adeguati accordi volontari. Inoltre, rispetto al testo originario, il mandato riduce a tre il numero di strumenti legali che possono attivare le licenze obbligatorie: Imera, la regolamentazione sulle gravi minacce transfrontaliere per la salute, e la regolamentazione sulle misure per garantire l’approvvigionamento di contromisure mediche rilevanti in caso di emergenza sanitaria pubblica. La posizione del Consiglio chiarisce anche che la regolamentazione non si applicherà ai prodotti legati alla difesa. Inoltre, il mandato protegge i titolari dei diritti dall’obbligo di divulgare segreti commerciali.
Il testo di compromesso concordato formalizza la posizione negoziale del Consiglio, fornendo alla presidenza del Consiglio un mandato per i negoziati con il Parlamento europeo, che ha adottato la sua posizione negoziale durante la legislatura che si è appena conclusa.
IL PACCHETTO BREVETTI
L’obiettivo del cosiddetto Pacchetto brevetti (Patent Package), che integrerà il sistema brevettuale unitario, operativo dal 1° giugno 2023, è la creazione di un quadro più trasparente e adeguato in materia di diritti di proprietà intellettuale, in grado di eliminare ulteriormente la frammentazione del mercato unico, riducendo la burocrazia e migliorando l’efficienza. Nella logica della Commissione europea, tale quadro permetterà di aiutare le imprese, in particolare le Pmi, a proteggere meglio l’innovazione, garantendo nel contempo un accesso equo, anche in situazioni di emergenza, nonché a sfruttare al meglio le loro invenzioni e le nuove tecnologie e contribuire alla competitività e alla sovranità tecnologica dell’Ue.
Tuttavia, il processo legislativo relativo alle diverse proposte incluse nel Patent Package non è stato completato entro la fine della scorsa legislatura. Sul fronte del Parlamento europeo, l’assemblea ha adottato le sue posizioni in prima lettura su tutti i dossier inclusi nel pacchetto brevetti, le quali rappresenteranno le posizioni negoziali della camera europea in fase di trilogo.
Lato Consiglio dell’Ue, oltre alla recente approvazione del regolamento sulle licenze obbligatorie, c’è stato un rallentamento dei lavori in relazione alla proposta di Regolamento sui certificati di protezione complementare, che non è stato considerato come un dossier prioritario nel corso della scorsa presidenza belga, contrariamente alla proposta di Regolamento sulla concessione di licenze obbligatorie e alla proposta di Regolamento sui brevetti standard essenziali.
LA POSIZIONE DI CONFINDUSTRIA
Confindustria ha riconosciuto e sostenuto sin da subito la volontà della Commissione di armonizzare ulteriormente il quadro regolamentare in materia di proprietà intellettuale, ad esempio attraverso l’introduzione di un certificato di protezione complementare unitario.
Riguardo alle licenze obbligatorie, va sottolineato che queste, se utilizzate al di là di circostanze eccezionali e senza garantire una remunerazione adeguata al titolare del brevetto, possono indebolire la protezione garantita dai brevetti. Tale strumento dovrebbe essere considerato solo come ultima risorsa e in circostanze molto limitate, soprattutto nell’ottica essenziale di mantenere un ambiente che favorisca l’innovazione e il successo delle imprese.
REGOLAMENTO SUI RITARDI DI PAGAMENTO, IL PROSSIMO PARLAMENTO VOTERÀ IL MANDATO NEGOZIALE
Il 12 settembre 2023 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di iniziative per rispondere alle esigenze delle Pmi europee nell’attuale contesto economico (Sme Relief Package). Nell’ambito di tale pacchetto, la Commissione europea ha proposto una revisione delle regole sui ritardi di pagamento mediante una proposta di Regolamento, che abrogherà la Direttiva 2011/7/UE attualmente in vigore.
I ritardi di pagamento vengono considerati come una pratica sleale che ha un impatto particolarmente dannoso per le Pmi, poiché esse non solo dipendono dalla regolarità e dalla prevedibilità dei flussi di denaro, ma dispongono inoltre di liquidità ridotta rispetto alle grandi aziende. Tenendo presente che ogni giorno di ritardo comporta costi finanziari aggiuntivi pari a 158 milioni di euro per le aziende europee, l’obiettivo di queste nuove norme è ridurre i ritardi nei pagamenti del 35%. Tuttavia, il processo legislativo non è stato completato entro la fine della precedente legislatura, sebbene lo scorso 23 aprile il Parlamento europeo abbia adottato la sua posizione negoziale sulla proposta.
L’Eurocamera chiede che venga stabilito un termine di pagamento massimo di 30 giorni sia per i pagamenti nelle relazioni commerciali tra imprese e autorità pubbliche (B2G), sia nelle relazioni commerciali tra imprese (B2B) con alcune deroghe per settori specifici. Tuttavia, nelle transazioni B2B il Parlamento ha previsto la possibilità di estendere il termine di pagamento a 60 giorni quando ciò viene espressamente concordato nel contratto, al fine di garantire una maggiore flessibilità nella negoziazione dei termini di pagamento.
La posizione negoziale del Parlamento mantiene inoltre la linea della Commissione per quanto riguarda la creazione di un sistema di enforcement pubblico, mediante l’istituzione di autorità di controllo indipendenti da altre autorità pubbliche.
Inoltre, è importante sottolineare che, durante l’ultima sessione plenaria, il Parlamento non ha votato il mandato per avviare i negoziati inter-istituzionali. Sarà quindi compito del nuovo Parlamento decidere se confermare o meno questa posizione come base per le successive trattive con il Consiglio Ue.
Sul fronte del Consiglio dell’Ue, non è stato raggiunto un approccio generale prima del termine della passata legislatura. Il processo legislativo riprenderà pertanto nel nuovo ciclo istituzionale, una volta che il nuovo Parlamento avrà confermato la sua posizione negoziale e il Consiglio avrà raggiunto un accordo generale. Successivamente, si potranno avviare i negoziati inter-istituzionali (triloghi) per giungere a un accordo finale sulla proposta.
LA POSIZIONE DI CONFINDUSTRIA
Confindustria ha supportato sin da subito la preservazione della completa libertà contrattuale nella definizione dei termini di pagamento, ritenendola un elemento cruciale per il contesto imprenditoriale e per i molteplici ecosistemi ad esso collegati. Inoltre, pur comprendendo la ratio dell’impostazione proposta dalla Commissione europea, Confindustria ritiene che l’eliminazione della flessibilità contrattuale nelle transazioni B2B, accompagnata da un meccanismo di enforcement pubblico, conduca a un eccessivo irrigidimento, che rende l’approccio della Commissione sproporzionato.
Confindustria continuerà il dialogo con i diversi attori istituzionali per introdurre le successive misure atte a garantire che il testo finale rispecchi queste necessità.
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