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⚡️ Senegal, le imprese si raccontano

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Come ha ricordato l’ambasciatrice Caterina Bertolini, nei mesi scorsi è entrato in funzione un nuovo ufficio dell’Agenzia Ice a Dakar. Un’iniziativa che si inserisce nel quadro del potenziamento della presenza in Africa, con aperture previste anche a Lagos, in Nigeria, e a Nairobi, in Kenya. Ne parliamo con il direttore Alessandro Gerbino.

 

ALESSANDRO GERBINO

Direttore, qual è il vantaggio di un’antenna locale come la vostra?
La presenza di un ufficio di Dakar ha l’obiettivo di condurre in Senegal una azione di promozione del made in Italy e di assistenza alle imprese italiane con maggiore costanza e incisività rispetto al passato. Il Senegal è una delle principali economie dell’Africa Occidentale e coniuga alcune caratteristiche che lo rendono appetibile da parte delle nostre imprese.

Negli ultimi anni il paese ha dimostrato di avere intrapreso un percorso di crescita costante e strutturata, attraverso lo sviluppo di una serie di infrastrutture necessarie alla crescita del settore manifatturiero locale; ciò è avvenuto nel quadro di un contesto politico e sociale stabile, come le stesse recenti elezioni politiche hanno dimostrato. Inoltre, il Senegal è parte di un’area geoeconomica che può contare sulla comunanza linguistica e valutaria, in quanto è parte dell’Uemoa, l’Unione economica e monetarie di 8 paesi dell’Africa Occidentale.

 

Cosa ne consegue?
È una condizione che ha permesso lo sviluppo di una serie di reti d’imprese e canali commerciali incentrate su alcuni porti di valenza strategica, di cui quello di Dakar è uno dei principali. Esso offre pertanto la possibilità di svolgere la funzione di punto di accesso ad un mercato ampio, in cui il made in Italy può rispondere efficacemente ai bisogni dell’economia locale.

 

Quali opportunità vede per le nostre imprese?
Sono opportunità prioritariamente legate ai processi di valorizzazione delle risorse locali, agricole e minerarie, sia destinate all’export che al mercato interno e regionale. Le capacità italiane nella meccanizzazione agricola e nell’industria alimentare hanno già fatto breccia presso delle imprese locali, ma certamente il bacino di utenza può allargarsi sensibilmente attraverso un percorso di avvicinamento che le nostre imprese devono compiere, e a servizio del quale l’Agenzia Ice sta mettendo in atto iniziative mirate, come ad esempio la partecipazione alle fiere SiAgro nel dicembre 2023 e Senepack a giugno di quest’anno.

 

Altri settori potenziali?
Nel comparto delle infrastrutture e delle costruzioni in senso ampio si registra parimenti una dinamica interessante che offre prospettive per il made in Italy, tanto a livello di engineering e di progettazione, quanto a livello di tecnologie, materiali e prodotti, inclusi quelli destinati all’arredo di case e uffici. La presenza di imprese italiane anche in altri settori economici, come quello farmaceutico e ospedaliero, dei trasporti, o dell’IT, dimostra che il mercato senegalese può essere aperto e ricettivo per una ampia gamma di competenze ed i prodotti made in Italy.

Come ufficio Ice di Dakar intendiamo dare massima visibilità a queste esperienze di successo, affinché possano anche essere di ispirazione per altri imprenditori, senegalesi e italiani, a compiere gli sforzi necessari – anche con il nostro accompagnamento – per cogliere le opportunità che il mercato offre.

 

Il punto di vista delle imprese

 

DAL CHECCO: “SOLUZIONI ALL’AVANGUARDIA PER I NOSTRI CLIENTI SENEGALESI”

MASSIMO DAL CHECCO

Massimo Dal Checco (nella foto accanto) è Ceo di Sidi Group, azienda presente sul mercato della consulenza IT e della system integration da oltre cinquant’anni e specializzata nell’affiancare le imprese nella trasformazione digitale del business combinando consulenza organizzativa, conoscenza dei processi, project management e servizi applicativi con la leva tecnologica del Cloud.

 

Come è iniziata la vostra attività imprenditoriale in Senegal?
Bisogna fare una premessa. Sidi aveva già una focalizzazione sui mercati internazionali. Prima di intraprendere la nostra avventura in Senegal avevamo già all’attivo numerosi progetti effettuati sui cinque continenti: ovviamente l’Europa in primis ma a seguire Asia, America del Nord e del Sud, Africa e Oceania. In modo particolare operavamo nell’implementare roll-out di multinazionali italiane che avevano filiali da far partire nelle sopracitate geografie.

L’Europa l’abbiamo coperta integralmente ma anche Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Messico e poi Sudafrica, Egitto, Marocco, Angola, Nigeria, Cina, Giappone, Malesia, Pakistan, Iraq, Kazakistan. La capacità di operare su mercati internazionali era quindi già nel nostro Dna. Stavamo maturando l’idea di creare una stabile organizzazione all’estero e l’Africa ci sembrava un continente promettente e con elevate possibilità di crescita.

Abbiamo analizzato il mercato delle gare d’appalto internazionali e nel 2016 l’attenzione è caduta su un bando di gara finanziato dalla World Bank per la società energetica senegalese per la realizzazione del nuovo sistema informativo della clientela. L’ambito era certamente nelle nostre corde avendo effettuato realizzazioni simili. Abbiamo così deciso di partecipare coinvolgendo però nella compagine una società locale e reclutando anche espatriati senegalesi che avevano studiato e lavoravano in Europa. In pratica abbiamo puntato ad un melting pot italo-europeo-senegalese per massimizzare le possibilità di vincita.

La gara d’appalto è stata aggiudicata al nostro raggruppamento con un contratto di cinque anni. L’evoluzione naturale è stata l’apertura in Senegal di una società locale nel 2018, che a sua volta è diventata partner SAP.

 

Che tipo di tecnologia utilizzate nei progetti con i partner senegalesi?
Già dalla seconda metà degli anni Novanta Sidi aveva iniziato a spostare il focus verso SAP, data la significativa adozione dei sistemi ERP in risposta alla necessità di integrare vari processi aziendali e migliorare l’efficienza operativa.

Dal 1997 siamo diventati partner di SAP, fondata in Germania nel 1972, una delle prime aziende a sviluppare un sistema ERP. La crescente complessità delle operazioni aziendali e la necessità di migliorare la trasparenza e la gestione delle informazioni hanno spinto molte aziende europee ad adottare sistemi ERP. Mentre inizialmente erano aziende manifatturiere, a partire dagli anni 2000 la diffusione dei sistemi ERP si è estesa a vari settori, tra cui servizi, sanità, Pubblica amministrazione e finanza. In particolare, Sidi ha iniziato a maturare molteplici esperienze nel mondo delle utilities e dell’energia.

Quanto abbiamo voluto proporre ai nostri clienti senegalesi, insieme ai nostri partner, erano soluzioni consolidate basate su SAP, adottate dalle più grandi e importanti utilities europee, fornendo al nostro cliente una soluzione internazionale, conosciuta, referenziata, best in class potendo contare sul salto tecnologico di chi ha già sperimentato precedentemente. Per fare un parallelismo è stato come passare nella telefonia mobile dal 2G al 5G.

Abbiamo dotato il nostro cliente, grazie anche a progetti che hanno seguito la gara vinta, di soluzioni all’avanguardia per vendere l’energia prepagata e per gestire le competenze e i piani di carriera di migliaia di dipendenti attraverso soluzioni ad hoc sempre basate su SAP.

 

Quali sono, secondo lei, i principali rischi e le maggiori opportunità legate al mercato senegalese?
Dal nostro punto di vista, dato che operiamo nel digitale, vediamo più opportunità che rischi per investire nel mercato senegalese.

Il Senegal ha mostrato una crescita economica costante negli ultimi anni, con un Pil in espansione e un ambiente relativamente stabile. E grazie anche al Piano Senegal Emergente (PSE) sono iniziati e previsti ulteriormente ingenti investimenti in infrastrutture, inclusi trasporti, energia e telecomunicazioni. Inoltre, il paese sta investendo in progetti di energia rinnovabile, parchi solari ed eolici, per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Anche le recenti elezioni presidenziali, dove ha vinto l’opposizione, hanno dato modo di vedere un paese democratico perché la nuova compagine governativa, che arriva completamente rinnovata, ha dimostrato di voler andare in continuità con le relazioni intraprese precedentemente con il mondo occidentale. Ne è dimostrazione la recente missione governativa in West Africa per il Piano Mattei, che ha toccato anche il Senegal dove il tema del digitale ha avuto una posizione di rilievo.

 

Che cosa consiglierebbe un’impresa italiana interessata a essere presente nel paese?
Suggerirei di farsi aiutare da associazioni confindustriali come Confindustria Assafrica e Mediterraneo (della quale Dal Checco è presidente, ndr) e dalla Diplomazia economica. Per gli aspetti burocratici è opportuno contattare una International Law Firm che abbia corrispondenti sul territorio in modo tale da gettare un ponte tra Italia e Senegal.

Il mio consiglio è trovare collaborazioni locali per approcciare il mercato in modo inclusivo ed etico. L’esperienza fatta con i nostri partner locali è di successo e di reciproca soddisfazione.

 

 

DAL POZZO: “NON BISOGNA ANDARE ALL’AVVENTURA, SERVONO PARTNER LOCALI AFFIDABILI”

MASSIMO DAL POZZO

Massimo Dal Pozzo (nella foto accanto) è Ceo di Sodimax, spedizioniere internazionale fondato a Genova nel 2005, attivo nell’ambito delle spedizioni marittime, aeree e terrestri da e per tutto il mondo.

 

Può raccontarci la sua attività?
Sodimax è nata nel 2005. Ci occupiamo di trasporti, spedizioni e logistica. Siamo un’azienda italiana con sede principale a Genova e con uffici a Parma e Carpi e un ufficio che fa traffico puramente aereo con sede a Somma Varese, vicino all’aeroporto di Malpensa. L’azienda è stata fondata da me, oggi siamo in tre soci perché nel frattempo abbiamo ampliato i nostri orizzonti e adesso ci occupiamo anche di project cargo e carichi speciali. In totale siamo in 19 persone, fatturiamo circa 12 milioni di euro all’anno e stiamo cercando di trovare nuovi mercati e nuove possibilità.

 

Quando è cominciata la vostra attività in Senegal?
In Senegal ho aperto praticamente lo stesso anno in cui ho iniziato a Genova, quindi nel 2005. In Sodimax Senegal siamo soci con una referente locale, che è la direttrice dell’agenzia. Abbiamo sviluppato le stesse attività che abbiamo in Italia, ovvero spedizioni, trasporti e logistica, con la particolarità che in Senegal siamo agenti di un paio di società che vengono definite NVOCC

 

Di cosa si tratta?
Sono spedizionieri specializzati nel groupage, i quali ci hanno affidato tutta la parte locale, cioè recuperiamo i contenitori che arrivano in dogana da varie parti del mondo, li portiamo al nostro magazzino, li svuotiamo e consegniamo la merce.

Oggi il Senegal rappresenta per noi una parte molto importante delle attività: abbiamo tre persone stabili che lavorano, oltre a un collaboratore esterno che ci fa da commerciale.

In generale, operiamo un po’ in tutta l’Africa Occidentale, ma questo paese è stata la prima tappa, anche per il mio background: per vent’anni sono stato direttore generale di una compagnia di navigazione in Africa Occidentale e il Senegal era il paese con cui avevo più rapporti e più conoscenze, per cui iniziare lì è stata la scelta logica al culmine di questo percorso.

 

Alla luce della sua lunga esperienza che rischi e opportunità ci sono?
I rischi maggiori derivano dal non conoscere la realtà locale e pensare di andare in Africa un po’ all’avventura. Bisogna avere un po’ di esperienza e affidarsi a persone che conoscono il luogo; e comunque occorre avere partner locali affidabili e fare uno studio approfondito del mercato.

Obiettivamente, non vedo altri rischi particolari, perché è un paese tutto sommato stabile sia dal punto di vista politico che economico, con una crescita costante e con tanti vantaggi. È chiaro che è comunque un paese lontano seimila chilometri da noi, con tutto quello che ciò comporta.

Il rischio è di fare un po’ “toccata e fuga”, senza avere qualcuno che si occupi stabilmente dell’azienda. Per questo motivo, consiglio di avere una persona di fiducia in loco o comunque di andare di persona ogni due, tre mesi. Servono persone che siano competenti e fidate e per trovarle si può fare affidamento sulle nostre ambasciate o su altri imprenditori che sono già sul posto e che possono dare una mano a livello di networking e di expertise su come investire o iniziare altre attività.

 

 

(Testimonianze raccolte da Flavio Rossano e Alfredo Sagona)

 

 

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