Caterina Bertolini (nella foto in alto) è ambasciatrice d’Italia a Dakar dal 22 gennaio scorso. Originaria di Padova, si è laureata in giurisprudenza presso l’Università di Firenze nel 1986. È entrata in carriera diplomatica nel 1990, lavorando per la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo.
Tra i suoi principali incarichi, è stata Consigliere alla Rappresentanza Permanente presso l’Unione Europea a Bruxelles occupandosi dei Gruppi di lavoro del Consiglio ACP, Africa e Sviluppo. Ambasciatrice a San Salvador nel 2010, nel 2011 ha ricoperto il ruolo di direttore presso l’Unops (United Nation Organization for Project Service) in Perù. Dal 2016 al 2018 è stata ambasciatrice d’Italia a Bogotá e da fine 2019 a inizio 2024 è stata ambasciatrice d’Italia a Quito. Con lei abbiamo approfondito i rapporti fra il Senegal e l’Italia e le opportunità di investimento per le nostre Pmi.
Lo scorso marzo il paese è andato a elezioni. Può farci un quadro dell’attuale situazione politica ed economica del paese?
Nonostante la loro gestazione travagliata, le elezioni del marzo scorso hanno consolidato ulteriormente la stabilità e le credenziali democratiche di questo paese, che a giusta ragione ne rappresentano un vanto, soprattutto se considerate in un’ottica regionale.
Il nuovo governo è impegnato a rispondere rapidamente alla forte aspettativa di un miglioramento delle condizioni socio-economiche, aspirazioni che la popolazione ha affidato al presidente Faye con un sostegno superiore al 50% dei voti al primo turno.
Sovranità alimentare, riduzione del costo della vita, industrializzazione, rimangono le priorità anche dopo il cambio alla presidenza. Diversi posti chiave del nuovo esecutivo sono quindi stati assegnati a figure tecniche in possesso delle conoscenze specifiche per ogni dossier, a testimonianza della volontà delle autorità senegalesi di sviluppare soluzioni concrete alle grandi sfide nazionali: sviluppo economico, gestione dell’esplosione demografica, lotta all’emigrazione irregolare.
Qual è lo stato dei rapporti bilaterali tra Italia e Senegal?
A partire dallo scorso autunno le relazioni bilaterali hanno registrato un importante rilancio, che ha visto diverse occasioni di contatto ai massimi livelli istituzionali fra i due paesi, culminati lo scorso gennaio con la partecipazione del presidente senegalese al vertice Italia-Africa a Roma, durante il quale il ministro Tajani e il ministro senegalese dell’Economia hanno firmato il “Programma di partenariato Italia-Senegal 2024-2026”, che dispone di risorse superiori ai 100 milioni di euro.
A inizio maggio abbiamo inoltre ricevuto un’importante missione congiunta della Cooperazione italiana, che ha visto Assafrica tra i partecipanti, nell’ambito della quale incontri con i ministri dell’Agricoltura e del Digitale hanno permesso di identificare nuove strade di collaborazione e di intervento anche per le imprese italiane, che godono in Senegal di una reputazione eccellente.
Il recente “Italy-Africa Business-to-business Dialogue” tenutosi a Roma poche settimane fa, è stato un ulteriore momento di approfondimento di alto livello, a cui hanno partecipato per parte senegalese i vertici della locale Agenzia per l’attrazione degli Investimenti (Apix) e della più autorevole associazione imprenditoriale, il Conseil National du Patronat Cnp).
Quali sono le opportunità e gli ostacoli per le Pmi italiane che operano, o che sono interessate a farlo, nel Paese?
Il Senegal può offrire opportunità alle nostre imprese nella trasformazione delle risorse, a cominciare dal prioritario settore agroindustriale, e ai percorsi di sviluppo nazionale, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di infrastrutture sia materiali (per esempio a servizio della logistica) che immateriali (in ambito IT e digitalizzazione).
Esistono vari esempi virtuosi di imprese italiane che hanno saputo inserirsi proficuamente sul mercato, in autonomia o attraverso collaborazioni con partner locali. Mettendo da parte le specificità dei vari settori coinvolti, un requisito fondamentale per chi opera in Senegal è l’imprescindibile capacità di trasferire competenze, prevedendo un’adeguata formazione delle risorse umane impiegate localmente; le imprese italiane che hanno accompagnato lo sviluppo della loro presenza da uno sforzo in questa direzione hanno irrobustito la loro struttura locale e sviluppato una capacità di interazione col mercato locale molto efficace, a servizio della conduzione dei loro affari.
Quali sono gli strumenti messi a disposizione delle Pmi dalle autorità italiane in loco?
L’ambasciata d’Italia svolge da sempre un ruolo di facilitatore al servizio delle imprese italiane e a tutela dei loro interessi, offrendo loro la propria rete di contatti e appoggio anche istituzionale, e condividendo il patrimonio di informazioni e conoscenze accumulate nel tempo.
Accanto a questo, negli ultimi anni l’ambasciata ha potuto estendere la propria capacità di promozione del Sistema Italia prima con l’apertura dell’Istituto Italiano di Cultura, oggi uno dei più attivi sulla scena senegalese, poi grazie alla presenza di un addetto scientifico, che ha rafforzato i legami bilaterali del mondo accademico e della ricerca scientifica, e con l’entrata in funzione negli scorsi mesi di un Ufficio dell’Agenzia Ice, dedicato al potenziamento dei rapporti commerciali tra i due paesi.
L’attivazione di un Ufficio Ice, in particolare, permette oggi di porre al servizio delle imprese una struttura presente sul territorio in modo continuo e di implementare azioni di promozione e assistenza concrete nei settori prioritari (qui alcune testimonianze).
Senegal, uno sguardo d’insieme
Le elezioni presidenziali dello scorso febbraio hanno visto la vittoria del partito di opposizione PASTEF guidato da Bassirou Diomaye Faye e Ousmane Sonko e hanno riportato la pace e la stabilità nel paese dopo due anni di tensioni. Le aspettative dei senegalesi verso il nuovo presidente Faye sono molto alte soprattutto in termini di occupazione, caro vita, lotta alla corruzione.
Il mandato è iniziato in un momento molto vitale per l’economia del paese, caratterizzato da un tasso di crescita previsto per il 2024 dell’8,3% (dati del Fmi), supportato dalla scoperta e alla messa in produzione di alcuni promettenti giacimenti offshore di oil&gas, ma anche da diverse sfide socioeconomiche.
Spinto dall’impegno di una “profonda rottura” con l’amministrazione precedente, il nuovo governo è intenzionato a porre fine al “Plan Sénégal émergent (Pse)” avviato da Macky Sall, che ha dettato la direzione economica del paese negli ultimi 12 anni. Questa strategia è stata sostituita con il “Progetto di trasformazione sistemica del Senegal (Projet)” del movimento Pastef, che si pone l’obiettivo di condurre il Senegal verso una maggiore sovranità economica e politica, dando priorità al processo di industrializzazione piuttosto che alle infrastrutture e alle grandi opere.
Tuttavia, alcuni progetti del Pse sono inevitabilmente destinati a proseguire. Tra questi, la costruzione della seconda linea del treno TER, che collega la città di Diamniadio all’aeroporto di Dakar, lo sviluppo di autostrade come quella che collega Dakar a Tivaouane e Saint-Louis, la costruzione del ponte che collega il Senegal alla Mauritania, il completamento dei lavori di ammodernamento degli ospedali, tra cui l’ospedale Aristide-Le-Dantec di Dakar, e degli otto aeroporti regionali.
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