Fornitore delle più importanti griffe internazionali della moda, il Lanificio Bottoli – quattro milioni di euro di fatturato nel 2023 a fronte di 30 dipendenti – crea i suoi tessuti in uno stabilimento immerso nel verde a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. Sul mercato dal lontano 1861, sulle rive del fiume Meschio, da cinque generazioni la famiglia Bottoli produce pregiate stoffe che passano dai delicati processi di tintoria, filatura, orditura, tessitura prima di arrivare alla rifinizione e infine al controllo di qualità, ultimo step (di complessivi 26 passaggi) che precede la consegna dei tessuti naturali di fascia medio-alta e di tipo fantasia studiati principalmente per giacche e cappotti del settore uomo.
“Siamo un’impresa verticale: dalla lana al tessuto finito possiamo sviluppare in casa il ciclo completo, cosa assicuro non banale visto che siamo l’unica realtà del Nordest a farlo – spiega con orgoglio Roberto Bottoli (nella foto in alto), amministratore delegato del Lanificio Bottoli –. Piccola azienda con peculiarità ben precise e consolidate nel tempo, nel 2000 abbiamo anche inventato una linea specifica attraverso l’utilizzo delle migliori lane merine italiane. Assolutamente a chilometri zero, non tinte, da pecore di razze Sopravissana e Gentile di Puglia dalla lana bianca e marrone, non di proprietà ma che abbiamo in consegna. Un processo naturale che avevano sfruttato già i popoli andini con l’alpaca e che mi ha ispirato molto”.
Tradizione e quel pizzico di innovazione che consente al Lanificio Bottoli di restare nei desiderata dei grandi player mondiali, case di moda ma pure aziende confezionatrici nazionali ed estere che hanno bisogno di un filato impeccabile e di eccezionale qualità. “Il nostro è un lavoro spesso complesso, perché ci occupiamo di fibra viva. In altre parole, ogni anno le pecore presentano una lana diversa per colore, cambiamenti causati della quantità di luce che ha colpito il mantello in quei dodici mesi o da fattori fisici. Come con il whisky, il colorito non è mai uguale nel tempo, insomma. È diventata un’ulteriore passione quella di riuscire ad arricchire il mio percorso provando a rivalutare razze sostanzialmente in estinzione”.
L’attenzione riservata al più piccolo particolare e la cura estrema messa nella fattura dei tessuti ha inoltre fatto guadagnare all’azienda guidata dai Bottoli un riconoscimento riservato a pochissimi, se non nessuno. “È stata una soddisfazione enorme quella di vedere che quattro importantissime case d’abbigliamento abbiano deciso di mettere la nostra etichetta visibile all’esterno dei loro capi. Qualcosa di eccezionale considerato che l’handicap maggiore per noi produttori di tessuti è proprio l’essere confinati solo all’interno. Un grande riconoscimento per tutti noi che mandiamo avanti questo progetto”.
Nel frattempo, la Pmi veneta si trova a fare i conti con un mercato che non è sempre capace di comprendere il reale valore generato da un lavoro di qualità nel campo dei tessuti fantasia, collezioni create ogni sei mesi con 12mila possibili varianti ad arricchire l’offerta. “Dovendo far affidamento su una ridotta platea di consumatori – chiarisce l’ad del Lanificio Bottoli –, l’obiettivo principale a livello commerciale resta quello di trovare la nicchia giusta per far passare il nostro messaggio di qualità. La lana non è un concetto moderno ed esige cura e cultura per essere compreso appieno, ma avendo una lunga storia alle spalle riusciamo ad essere comunque flessibili e reattivi rispetto a qualsiasi cambiamento di rotta”.
Mutamenti di scenario che hanno portato il Lanificio Bottoli a prendere in seria considerazione possibili sviluppi del proprio export, attualmente pari al 60% del fatturato. “Siamo piccoli ma in grado di diversificare con attenzione e profitto. I tessuti prodotti qui a Vittorio Veneto per committenti oltreconfine sono infatti diretti per la metà verso l’Europa, mentre l’altro 50% prende la strada del resto del mondo. Un impegno appassionato, capace di far uscire ogni anno dai nostri stabilimenti 400mila metri di tessuti, che al momento risulta però estremamente condizionato da ciò che verrà deciso in ambito europeo a proposito del nostro settore”.
Nonostante il futuro a medio-lunga scadenza non sia perciò dei più facilmente pronosticabili, i vertici aziendali del Lanificio Bottoli sono comunque riuscirti a individuare aree di sviluppo su cui indirizzare gli sforzi programmatici della realtà tessile di casa nel trevigiano. “Allo studio abbiamo un mini progetto a cui teniamo parecchio e che riguarda un tipo di sostenibilità legata ai tessuti a tintura vegetale – sottolinea Bottoli –. Una volta a regime verranno prodotti un po’ tutti i colori, ma per adesso siamo intenzionati a partire con i blu e i verdi. Intanto stiamo dando sostanza pure all’idea di creare tessuti per l’arredamento casa: in particolare plaid e coperte per divani e poltrone studiate per dare un utilizzo alternativo ai tessuti di solito destinati al settore dell’abbigliamento. Questa continua ad essere un’opportunità e una bella esperienza post Covid-19 per noi, come anche per chi ci sta aiutando ad entrare stabilmente nel mondo dell’arredamento casa”, conclude l’amministratore delegato di Lanificio Bottoli, Roberto Bottoli.
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