“È una lunga avventura imprenditoriale quella di Selip, un percorso di oltre sessant’anni che ha visto l’azienda di Fontanellato prima essere la protagonista indiscussa in Italia del mercato delle piccole cisterne in vetroresina per vino e olio, poi rivolgersi ad altri settori e quindi aprirsi al mondo. Oggi l’azienda è a tutti gli effetti leader europeo, produce impianti di grandi dimensioni in vetroresina e compete gomito a gomito con i grandi player tedeschi”. A parlare è il Ceo Carlo Romani (nella foto in alto), entrato alla guida di questa azienda della provincia di Parma dal 2013. Una realtà che, come spiega l’imprenditore, è frutto di “un percorso di felici intuizioni ma anche di resilienza, che affonda le proprie radici nella conoscenza di un processo produttivo dove la componente umana è ancora determinante”. “Ad aver contribuito allo sviluppo di Selip sono stati anche gli uomini illuminati che l’hanno condotta – sottolinea –, a partire dal cavalier Pietro Pizzarotti, che la fondò nel 1961, e dallo storico presidente Alberto Agnetti”.
In quali settori operate e come siete organizzati?
Abbiamo due siti produttivi: uno a Fontanellato, sede storica in provincia di Parma, e un polo all’avanguardia ad Ariccia, a pochi chilometri da Roma. Il nostro core business è incentrato sull’industria chimica e trattamento acque, così come gestione rifiuti, trattamento aria, e molti altri settori ancora.
Nell’ultimo triennio, siamo passati da dieci a 14,5 milioni di euro di fatturato. Da noi lavorano oltre 80 dipendenti e abbiamo 15 agenti di vendita. Da poco abbiamo ottenuto prestigiosi riconoscimenti dall’Unhcr (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ndr) e altri enti, per progetti di inclusione e innovazione nel campo delle risorse umane.
In quali mercati di Africa e Medio Oriente siete presenti?
Operiamo a livello globale, ma in Africa siamo presenti in Camerun, Costa d’Avorio, Sudafrica e Sudan, dove abbiamo diversificato molto il nostro business. Realizziamo grandi impianti industriali, includendo la parte delle costruzioni edili, e strutture più specifiche.
Non solo, ultimamente stiamo operando nel settore delle infrastrutture, come porti e strade, per progetti di medio-basso taglio, andando a coprire una fetta di mercato completamente scoperta in termini di offerta. Questo è possibile grazie alla preziosa rete di contatti che abbiamo sviluppato a livello locale.
Quali sono i vostri obiettivi a lungo termine nella regione?
Ci prefiggiamo di trainare molti degli enti privati e pubblici in una gestione delle risorse idriche e stoccaggio di prodotti chimici più oculata, mirata al futuro. La nostra proposta di business viene incentrata in alcuni paesi sul settore agri-business, dove possiamo realizzare impianti con standard molto avanzati.
Quali suggerimenti dareste ad un’impresa che vuole approcciare i mercati africani?
Il consiglio è di essere presenti sul posto. Non ci sono altre strade per fare business in Africa. Le diverse culture e il mix di influenze che ormai determinano l’andamento macro, ma anche microeconomico, di tantissime piccole o grandi località in Africa, richiedono un confronto “faccia a faccia” al fine di stabilire uno stretto rapporto di fiducia, ancora prima delle argomentazioni tecnico-economiche inerenti qualsiasi progetto.
Abbiamo deciso di aderire ad Assafrica poiché riteniamo estremamente strategica l’attività istituzionale che l’associazione svolge in modo capillare e attento. Questo consente alle imprese di poter contare sempre su un valido aiuto, sia durante la fase conoscitiva dell’interlocutore africano, che nel consolidamento dei rapporti nel medio-lungo periodo.
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Martini (Studio Martini Ingegneria): “In Africa e Medio Oriente il mercato c’è”
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Aluisio (Venicecom): “In Africa servono umiltà e un approccio win-win”
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