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Kimia, i custodi dell’arte del restauro

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Molto apprezzato sia in Italia che in altre zone d’Europa e del mondo, il know how messo in campo a partire dal 1979 da Kimia – 19 milioni di euro di fatturato nel 2022 e 60 dipendenti – nel settore del recupero edilizio ha fatto sì che l’azienda con quartier generale a Perugia venga chiamata in causa spesso quando c’è da occuparsi di interventi di un certo peso e delicatezza. Autorevolezza conquistata in tanti anni passati ad innovare, offrendo al committente di turno prodotti di estrema qualità ed in grado di garantire la riuscita del progetto oltre che un’accuratezza che non teme confronti. Al momento una delle realtà più apprezzate dal mercato, la Pmi perugina è capace di offrire una gamma di soluzioni che vanno dalle malte tecniche a base di calce a quelle cementizie, dai compositi in fibra di carbonio, vetro, acciaio e basalto, alle resine per usi strutturali e decorativi, dagli impermeabilizzanti agli adesivi per piastrelle.

 

CABINA ACEI – STAZIONE FS DI MILANO RESTAURATA CON MALTE CEMENTIZIE KIMIA

“Noi, da produttori non posatori, vendiamo a chi vuole il meglio sul mercato materiali che in molti casi non rientrano nel novero dei prodotti tipicamente usati nell’edilizia – spiega l’amministratore delegato di Kimia, Alessandro Belli (nella foto in alto) –. Interfacciarsi con Kimia, insomma, significa conoscere il livello che abbiamo raggiunto nel settore e voler programmare un intervento al di sopra della media. Nel tempo, inoltre, abbiamo allargato in modo costante la nostra presenza nell’infrastrutturale e nell’antisismico, ambiti in cui in Italia abbiamo la più variegata gamma di sistemi certificati Cvt, diciotto complessivamente, presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Altri competitor magari l’hanno numericamente più ampia, ma la nostra è di sicuro la più completa”.

 

Queste conoscenze approfondite hanno permesso alla Pmi umbra di farsi apprezzare così tanto nel settore del recupero edilizio da essere chiamata a fornire materiali per la ristrutturazione e il consolidamento strutturale di parecchi siti di pregio. L’impiego di materiali compositi in ambito strutturale, poi, è stato introdotto sul mercato, per prima in Italia, proprio da Kimia. “Siamo pure stati dei precursori per quanto riguarda lo sviluppo di soluzioni compatibili con l’edilizia storica – sottolinea Belli –. Abbiamo infatti contribuito alla conservazione e al recupero di alcuni tra i più importanti beni culturali nazionali e internazionali. Tra questi spiccano la Fontana di Trevi a Roma, la Reggia di Caserta, la basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze, il teatro San Carlo di Napoli, il duomo di Pisa, le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, il palazzo del Quirinale, le Procuratie Vecchie in piazza San Marco a Venezia, la sinagoga di Gerusalemme e l’Oceanografico di Valencia”.

 

FONTANA DI TREVI – IMPERMEABILIZZAZIONE CON MALTE KIMIA

Oltre a questa corposa lista di interventi sensibili portati a termine con i prodotti forniti da Kimia, l’impegno dell’impresa perugina è stato declinato anche in altre direzioni edili. “Come quelle che ci hanno portato a fornire materiali per lavori allo stadio Meazza di Milano, al Viadotto Italia, alla stazione ferroviaria di Milano Centrale e di Santa Maria Novella a Firenze”. Dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, Kimia ha pure partecipato al fianco delle istituzioni locali (Soprintendenza umbra e dei vigili del fuoco) alla totale messa in sicurezza e protezione del centro storico di Norcia, delle mura urbiche e degli edifici religiosi lesionati. “E nel 2020 siamo stati anche inseriti da Fondazione Symbola tra le ‘100 italian stories for future building’ e nel 2021 tra le ‘100 eccellenze italiane in materia di conservazione del patrimonio architettonico’, aggiunge l’ad dell’azienda umbra.

 

Dietro questo tipo di risultati, del riconoscimento su larga scala di un modus operandi tanto innovativo quanto rigoroso, c’è comunque un lavoro certosino necessario per testare preventivamente materiali di nuova generazione. “Qualunque intervento di questo genere ha alle spalle ricerche universitarie e prove strutturali: non si improvvisa nulla se si vuole portare a casa un vero salto tecnologico. Decidemmo di fare investimenti non da poco in un mercato che in quel frangente storico era pressoché inesistente, sapendo che ci sarebbe voluto tempo per far accogliere ai possibili committenti le nuove modalità che gli stavamo presentando. Ma alla fine i risultati ottenuti non hanno fatto altro che confermare la bontà di quelle scelte”.

 

In attesa di fare una mappatura formale, Kimia sta in ogni caso già seguendo i criteri Esg mentre si prepara a continuare il proprio percorso nel solco della formazione continua dei dipendenti, aspetto alquanto importante in un settore in cui è fondamentale essere sempre vigili sulla lunghezza d’onda dell’innovazione. “A breve faremo una convenzione nazionale per lavorare ancora più profondamente sulla formazione, perché crediamo che il tema sia degno di ulteriore attenzione – chiarisce Alessandro Belli –. In più abbiamo intenzione di crescere ancora nel settore delle infrastrutture, anche incrementando notevolmente il numero dei nostri sistemi certificati. A livello di sperimentazione gestionale, infine, attraverso l’utilizzo di reti neurali e sfruttando big data ottenuti da fonti pubbliche siamo riusciti a creare un sistema di predittività del nostro fatturato che, nei tre mesi, ha un’accuratezza del 90%”.

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