“Le radici del futuro”. Questo il titolo dell’assemblea di Confindustria Ancona che ha celebrato gli ottant’anni della associazione. Un titolo evocativo per un traguardo straordinario, un’occasione per ripensare il territorio partendo dalla sua storia, per guardare al futuro con occhi nuovi, per riflettere su un diverso modo di intendere e di vivere l’associazione, chiamata ad affrontare con originalità ed energia le sfide che attendono le nostre imprese.
Abbiamo celebrato un percorso che merita orgoglio e appartenenza perché attraversare una linea temporale così ampia significa essere stati protagonisti di una storia complessa di sviluppo e di civilizzazione di cui essere oggi interpreti e testimoni. La sfida è replicare lo spirito di quel gruppo di imprenditori visionari che nel 1944, in un tornante drammatico di guerra e di distruzione, ebbe la forza morale e intellettuale di dare vita all’Associazione industriali di Ancona: per immaginare il futuro, per ricostruire il Paese, la democrazia e un tessuto economico lacerato dalla divisione e dalla guerra.
In quel coraggioso impegno politico e associativo gli imprenditori delle nostre terre misero a frutto la lezione di Adriano Olivetti, coniugando fabbrica e comunità, economia e valori. Una visione a cui il nostro conterraneo Giorgio Fuà diede una solida base teorica formulando quel concetto di industrializzazione senza fratture che plasmò il modello marchigiano del fare impresa e che, oggi, mi piace definire manifattura diffusa per la capacità di aderire alle mille pieghe di un territorio in grado di offrire al mercato mille risposte imprenditoriali di eccellenza.
La lezione di Olivetti e la declinazione marchigiana di Giorgio Fuà sono tornate di grande attualità perché il mercato globale richiede un “bello e ben fatto” che si nutre di coesione, di prossimità, di bene comune, di leadership diffusa; di un ruolo sociale dell’impresa e dell’imprenditore che si fonda su aziende dotate di anima, in cui la celebrazione del sapere imprenditoriale si integra con la crescita personale e professionale dei collaboratori.
Sono queste le basi di una nuova attrattività, di un ritorno al futuro che ci sollecita a una sfida allo stesso tempo modernissima e antica: attrarre per competere, competere per attrarre. Ciò che ci guida oggi non è solo il valore di quanto abbiamo realizzato, ma la consapevolezza che il futuro delle nostre imprese dipende da una relazione intensa e dinamica col territorio, dalla capacità di creare un sistema innovativo basato sul binomio olivettiano di comunità e impresa.
Il nostro futuro, infatti, si costruisce con uno sguardo rivolto all’innovazione, alla creazione di nuovi posti di lavoro e allo sviluppo delle competenze necessarie per affrontare le sfide del domani. Ma per attrarre talenti dobbiamo valorizzare anche altri asset: uno stile di vita meno ansiogeno, il ruolo di comunità solidali, la dolcezza di un paesaggio a misura d’uomo, una concezione più umana del tempo, rapporti di prossimità che facilitano la costruzione di reti sociali più solide e coese. Queste sono componenti fondamentali dell’attrattività, l’humus di un sistema connesso col mondo e capace di creare le condizioni affinché le nostre imprese possano crescere, prosperare e investire in settori ad alta tecnologia, sostenibilità e digitalizzazione.
La nostra priorità è quella di stimolare una vera e propria “rivoluzione delle competenze”. È fondamentale investire nella formazione delle persone e dei collaboratori, per far sì che chi oggi si trova a fronteggiare la perdita di un impiego possa avere le risorse per reinventarsi, acquisire nuove competenze e rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro in continuo cambiamento. Abbiamo il dovere di accompagnare le persone in questo processo di trasformazione, con programmi di aggiornamento, riqualificazione e formazione continua che preparino a un mondo del lavoro diverso, ma altrettanto ricco di opportunità.
In questo contesto, la nostra associazione ha un ruolo cruciale da svolgere: quello di essere un punto di riferimento per il settore industriale, un luogo di dialogo, di collaborazione e di progettazione di soluzioni concrete. La collaborazione tra imprese, istituzioni locali, organizzazioni sindacali, scuole, università e centri di ricerca e di formazione è essenziale per far sì che le competenze richieste dal nuovo modello produttivo siano prontamente disponibili, e per consentire alle persone che oggi rischiano di restare indietro di rientrare in un sistema che deve essere sempre più inclusivo, dinamico e pronto a rinnovarsi.
Siamo consapevoli che il processo di transizione non sarà semplice. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo mettere a frutto l’esperienza accumulata, fare squadra e mettere in campo politiche industriali che puntino sulla modernizzazione e sul rilancio di settori e, soprattutto, filiere strategiche, con particolare attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. Dobbiamo essere in grado di attrarre nuove tecnologie, nuovi investimenti e nuove idee, creando un ambiente favorevole per le imprese emergenti, ma anche per quelle che desiderano rimanere competitive in un mondo che cambia. Consapevoli che la quinta rivoluzione industriale è già in atto.
Il nostro compito, oggi più che mai, è quello di rendere il nostro territorio un luogo attraente anche per i talenti. Dobbiamo essere un ecosistema capace di attirare le risorse migliori e di far tornare a casa i tanti giovani talenti che, in cerca di nuove opportunità, hanno deciso di andare in altre regioni o all’estero.
Non possiamo permetterci di restare indifferenti a questo fenomeno. Il nostro impegno deve essere quello di creare le condizioni affinché i giovani possano vedere nel nostro territorio e nelle nostre imprese non solo una possibilità lavorativa, ma un ambiente stimolante, accessibile, facilmente raggiungibile, ricco di opportunità e di crescita. Dobbiamo investire affinché le nuove generazioni trovino qui la loro realizzazione professionale e personale.
Abbiamo il compito di rendere attrattive anche le nostre imprese. Per questo da anni gli imprenditori aprono le porte a giovani e studenti per diffondere la conoscenza della realtà produttiva e l’orgoglio e l’impegno quotidiano delle persone che ne fanno parte incarnando i valori dell’imprenditorialità e del lavoro. In questo impegno che guarda al futuro, la nostra associazione dovrà essere un punto di riferimento, il crocevia di una nuova stagione di attrattività basata su 3 T: territorio, tecnologie, talenti
Per vincere questa sfida non abbiamo bisogno di importare modelli, perché lo abbiamo già: è il modello d’impresa etica e familiare, che poggia le sue basi sul concetto di manifattura diffusa di cui ho parlato all’inizio e che è stato capace di portare le Marche nel mondo. Un modello che incarna il paradosso del calabrone, una creatura che vola violando ogni legge della fisica ma non lo sa e per questo continua a farlo. È il paradosso delle nostre imprese familiari, ciò che le rende speciali contro ogni scienza economica e previsione e che ha un nome: genius loci, è il rapporto profondo, esistenziale, viscerale che abbiamo con la nostra terra, l’elemento immateriale che ci spinge a dire che non possiamo immaginare altrove la nostra impresa e la nostra imprenditorialità.
(L’autore è presidente di Confindustria Ancona)
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