L’Intelligenza artificiale sta ridefinendo ogni aspetto della nostra società: dalla geopolitica al mercato del lavoro, dall’arte alla scienza. Tuttavia, solo l’intelligenza umana può realmente governare questa rivoluzione, guidando l’integrazione dell’IA in modo responsabile e sostenibile e affrontando con determinazione le sfide etiche che ne derivano.
Il VI Rapporto dell’Osservatorio di 4.Manager “Intelligenza Artificiale. Cambiamento culturale e organizzativo per imprese e manager: nuove traiettorie della managerialità” – presentato a Roma il 14 ottobre – rivela come oggi quasi 10mila imprese italiane abbiano già adottato tecnologie di AI, con un balzo di circa 30% rispetto all’anno precedente, evidenziando una domanda di competenze che è aumentata del 157% in cinque anni. Tuttavia, dietro questo progresso si celano divari e ostacoli significativi, che richiedono investimenti non solo in tecnologie, ma soprattutto nelle competenze manageriali indispensabili per guidare l’innovazione. Se infatti, come ricordato sopra, 10mila imprese italiane già lavorano con l’IA, è anche vero c’è un 50% che ancora non ha fatto nemmeno un’ora di formazione sull’IA pur avendo a disposizione i fondi. Il rischio è che si crei un divario fra grandi imprese, strutturate, e Pmi. “Bisogna aiutarle e far capire l’importanza di questo tema – spiega Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager – ed evitare un Paese a due velocità sull’IA”.
Presidente Cuzzilla, secondo il rapporto dell’Osservatorio 4.Manager quali competenze occorrono?
L’attenzione è rivolta in particolare alle competenze di leadership e manageriali, in quanto l’IA determinerà la creazione di molte “nuove professioni” caratterizzate da un’elevata intensità di competenze. Profili che, in parte, riusciamo a intravedere come necessari, ma che nella maggioranza dei casi saranno poco prevedibili e in continuo aggiornamento. Siamo convinti che, per rimanere competitive e rilevanti, le imprese devono investire sin da ora non solo nelle tecnologie emergenti, ma soprattutto nel capitale umano. Bisognerà acquisire nuove competenze tecniche e sviluppare una visione strategica che sappia coniugare innovazione tecnologica e sostenibilità.
Quanto sono importanti le figure manageriali per traghettare le imprese verso le nuove frontiere dell’IA?
L’implementazione efficace dell’IA necessita di persone altamente specializzate, dotate di una comprensione approfondita delle tecnologie e delle loro implicazioni strategiche. Questi leader sono chiamati a gestire la trasformazione digitale aziendale, integrando l’AI nei processi decisionali e operativi. È imperativo che i manager sviluppino un portafoglio di competenze bilanciate tra expertise tecnica e abilità trasversali, includendo capacità di change management e comunicazione efficace a tutti i livelli organizzativi.
In questo contesto, questo “pacchetto” di abilità e know tecnico si configura come elemento imprescindibile per assicurare che i manager siano in grado di affrontare le sfide emergenti e capitalizzare le opportunità offerte dall’IA, mantenendo le imprese all’avanguardia in un panorama competitivo a rapida evoluzione.
Parlando di IA, spesso ci si interroga se siano maggiori i rischi o le opportunità. Che cosa ne pensa?
Il rischio, in futuro, è di avere persone in azienda che non siano più adeguate; quello sarà un grande problema. Dobbiamo cominciare a lavorarci oggi, fare un reskilling di queste persone e formarle, abbiamo imprenditori e manager di eccellenza.
Sebbene infatti l’Intelligenza artificiale stia rivoluzionando il mondo dell’impresa, il vero valore continua a risiedere nell’intelligenza umana. I nostri sistemi produttivi sono miniere di saperi e abilità, in gran parte ancora inesplorate dall’IA, che aspettano di essere valorizzate. Però, ad oggi, più della metà delle aziende identifica la mancanza di competenze digitali come il principale ostacolo all’adozione di queste tecnologie, e questo è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare.
L’investimento in formazione, purtroppo, è ancora insufficiente rispetto alla portata della trasformazione in atto: le figure manageriali sono riconosciute come cruciali per gestire la nuova complessità, ma nell’ultimo anno meno della metà dei dirigenti ha avuto accesso a corsi di aggiornamento su questi temi. Se, come credo, deve essere l’intelligenza umana a guidare l’IA e non viceversa, è necessario un cambio di passo concreto, per rimettere al centro la persona e assicurarci un progresso sostenibile.
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