Sospinta negli anni da risultati tangibili oltre ché dall’orgoglio di essere a tutti gli effetti un’eccellenza italiana ormai universalmente apprezzata, Grivel – 7 milioni di euro di fatturato nel 2023 a fronte di 45 dipendenti – può essere definita una sorta di “multinazionale tascabile” nel settore dell’attrezzatura da montagna. L’azienda con quartier generale a Courmayeur, in Valle d’Aosta, con i propri prodotti continua, infatti, ad accompagnare alpinisti di praticamente ogni latitudine nelle piccole sfide di tutti i giorni come in quelle assai più impegnative sulle vette più alte ed impervie del pianeta.
“La nostra è una storia lunga che parte nel 1818 dal fabbro qui di Courmayeur, al quale i ricchi turisti inglesi del tempo iniziarono a chiedere di produrre quell’attrezzatura necessaria per farsi scortare in montagna da una figura professionale nata proprio in quel periodo storico: la guida alpina – spiega Oliviero Gobbi (nella foto in alto), amministratore delegato dell’azienda valdostana –. Restata per molto tempo una piccola bottega artigiana che creava picozze, bastoni per tagliare il ghiaccio, nel 1909 da Grivel si è presentato un ingegnere britannico con un disegno dettagliato dei ramponi appena inventati e così è di fatto cambiata la storia dell’andare in montagna”.
Da quel momento in poi, quindi, la traiettoria imprenditoriale dell’attività portata avanti dal fabbro cormaiorese ha preso tutt’altra direzione. La popolarità dell’alpinismo e dei suoi più famosi interpreti è cresciuta di pari passo con le fortune di un’azienda sempre pronta a soddisfare i desideri degli appassionati. “La voglia di misurarsi con la montagna ha subìto una forte impennata di gradimento e perciò i nostri prodotti hanno iniziato a salire con costanza sulle cime del mondo assieme a spedizioni in grado di entrare nell’olimpo alpinistico. In questo modo il marchio Grivel ha avuto una parte importante durante le scalate dei picchi più alti: siamo infatti arrivati per primi sulla cresta dell’Everest, oltre a dare sostegno tecnico alla storica spedizione italiana che conquistò il K2 alla fine di luglio del 1954 e ad altre grandi avventure, tra cui un’epica trasferta in Patagonia”.
Con la globalizzazione dei mercati avvenuta nel corso degli anni ‘60-70, la Pmi di Courmayeur ha spiccato un ulteriore salto in avanti in termini commerciali, mentre poi, dopo che l’azienda era stata rilevata dalla famiglia Gobbi dai propri cugini, l’obiettivo industriale è diventato quello di riuscire a vendere su base ancor più internazionale. “Prese definitivamente le redini nel 2017 da mio padre Gioacchino, ho cercato di spingere sempre di più sull’acceleratore di un export comunque già ben avviato e così al momento la percentuale del fatturato estero si è stabilizzata sul 90%, con i mercati giapponese e statunitense a farla da padrone – sottolinea l’ad di Grivel –. Essere profeti in patria, invece, è più complicato: siamo di base in Valle d’Aosta ma proiettati verso il mondo e perciò qualcuno qui tende a dimenticarci”.
Un tipo di impegno ovviamente cambiato nel corso del tempo, ma che la realtà industriale valdostana prosegue ad alimentare attraverso l’impiego di tecnologie al passo con le esigenze della clientela. “Se in precedenza si andava in montagna e basta, senza cioè preoccuparsi di avere gli strumenti adatti a quel determinato sforzo fisico, ora lo sviluppo di ulteriori tecniche alpinistiche, tra cui per esempio l’arrampicata su roccia e su ghiaccio, lo sci alpinismo e il trail running, ha ampliato di molto il raggio delle possibili attività montane da praticare, aumentando di conseguenza la nostra presenza sui mercati globali con prodotti innovativi. Inoltre, nel periodo immediatamente successivo alla pandemia generata dal Covid-19, abbiamo registrato una crescita di numeri ancora più forte nel settore in cui operiamo, in particolare nelle annate 2021-2022 per noi estremamente soddisfacenti”, chiarisce Gobbi.
E per rendere fruibili a tutti le tante avventure legate al mondo Grivel, la Pmi dell’aostano da qualche tempo ha voluto mettere in campo una comunicazione che andasse maggiormente verso i contenuti e le storie capaci di far emergere il modo di fare impresa dei vertici aziendali, oltre a mettere sotto i riflettori pure le novità tecnologiche alla base del successo di questo invidiabile progetto. “Nei video che pubblichiamo spesso su nostri canali e su Youtube ci sono atleti alle prese con salite impegnative o gruppi nel corso di spedizioni particolari. E siamo direttamente noi a creare questo genere di contenuti”.
“Albergo di lusso con troppe poche stanze”, come definisce l’azienda il proprio amministratore delegato, Grivel, che segue da sempre nel proprio giornaliero i criteri della sostenibilità, da un paio di mesi ha deciso di fare l’ennesimo passo in avanti ed avere così come partner finanziario un fondo di private equity che possa permettere alla realtà industriale di Courmayeur di “uscire da questa, storica micro dimensione per andare a conquistare il mondo”, conclude Oliviero Gobbi.
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