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Un anno in viaggio: batterie, lacca, imballaggi e alta formazione

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A Varese è la LIUC – Università Cattaneo di Castellanza ad accogliere la visita del vice presidente all’Organizzazione e marketing Alberto Marenghi il 12 ottobre, in una delle ultime tappe del lungo percorso di ascolto delle aziende e dei territori iniziato nel 2022. Siamo in uno dei più importanti investimenti in Italia nell’alta formazione, fondato nel 1991 da Confindustria Varese e portato avanti da una comunità locale di imprenditori. L’ateneo, che sorge negli spazi dell’ex cotonificio Cantoni di Castellanza come esempio concreto di recupero e riconversione di un’area industriale, conta quasi tremila studenti, oltre 380 tra docenti ordinari, associati, ricercatori e a contratto. Due i corsi di laurea, al momento: ingegneria gestionale ed economia aziendale.

ALBERTO MARENGHI

Con il presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi, il presidente della LIUC Riccardo Comerio e il rettore Federico Visconti, Marenghi visita alcuni dei laboratori più evoluti e apprezzati dai ragazzi, come l’iFab: iniziativa pionieristica di learning factory costruita sul connubio tra Lean e Industry 4.0. Avviata nel 2016, è stata ammodernata, anche grazie all’interazione con le imprese, che contribuiscono al suo funzionamento. Nel percorso che ha accompagnato la LIUC dalla sua fondazione ad oggi – tengono a sottolineare i vertici – c’è tutto lo spirito del fare proprio del mondo imprenditoriale, uno spirito che diventa sapere e conoscenza. Per questo, nella storia della LIUC, c’è la storia di un tessuto culturale, sociale e umano, “che va oltre l’orizzonte del tempo e si richiama ai grandi valori che ispirano la tradizione del lavoro, del pensiero, dell’eccellenza”. In altre parole: è un’università nata dalle imprese per le imprese, che mette al centro il valore della risorsa umana, in un’ottica di continuo rinnovamento e innovazione.

 

Il 3 novembre è la volta di Verona, dove ci si muove tra batterie avviamento, trazione e stazionarie, tutte prodotte in un singolo stabilimento: quello di Midac, una delle aziende leader in Europa con prodotti distribuiti in tutto il mondo. Ad accompagnare il vice presidente in produzione è il Ceo Filippo Girardi, presidente Anie, assieme al presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini. Da sempre attenta all’ambiente, l’azienda oggi punta tutto sulla sostenibilità e l’internazionalizzazione, con filiali in Olanda, Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda, Svezia e Australia. La proprietà evidenzia il costante sforzo nel coniugare performance e ambiente, l’ottimizzazione della filiera costruttiva, l’apertura ai mercati e il rafforzamento dell’identità italiana. Un impegno che negli anni si è tradotto in risultati e si ritrova nelle persone e nei valori. L’azienda veronese, lo scorso anno, ha anche ricevuto dall’Unione europea un grosso finanziamento per sviluppare tre progetti relativi alla produzione, al riutilizzo e alla gestione sostenibile del fine vita delle batterie al litio. Tre iniziative che rientrano nella cosiddetta cornice Ipcei, ovvero “Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo”. È il frutto di un impegno che parte da lontano: Midac nasce oltre trent’anni fa con obiettivi ambiziosi, tra cui essere rispettosi dell’ambiente, con una tensione continua a innovare che in poco tempo ha generato un ampio giro d’affari nell’ambito degli accumulatori al piombo per carrelli elevatori, auto e di tipo stazionario, e non solo.

 

La nuova tappa è nella provincia di Novara, il 21 novembre. Siamo a Landiona, alla Mirato, una delle più solide aziende del settore della cura della persona, nata negli anni Sessanta con la produzione dell’iconica lacca Splend’Or: una realtà industriale dalle caratteristiche tutte italiane, oggi dal respiro sempre più internazionale.

A fare da guida a Marenghi negli stabilimenti, assieme a Gianni Filippa, presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, è Fabio Ravanelli, presidente del Cda e past president dell’associazione. L’azienda ha attraversato un processo di profonda trasformazione e ha saputo mantenere saldi i tratti-chiave del made in Italy accanto ad una forte spinta innovativa, un’azione orientata all’export e un’attenzione forte alla sostenibilità, di cui vanno fieri vertici e dipendenti. Qui il mantra è rendere la bellezza alla portata di tutti, perché la “bellezza a 360 gradi ricopre un ruolo cruciale all’interno di ogni singolo ecosistema di ciascun individuo, uomo o donna, grandi o piccoli, Oriente e Occidente”, si legge sul loro sito.

 

L’ultima tappa di questo lungo cammino è il 12 dicembre ad Asti, nella O-I Italy, uno dei più solidi produttori di contenitori in vetro, partner di molti dei principali marchi alimentari e bevande al mondo. Una realtà manifatturiera specializzata in imballaggi e prodotti per il confezionamento, dove la sostenibilità è un driver di crescita da sempre. In questa occasione il vice presidente Marenghi e il direttore dell’Unione Industriale di Asti Andrea Amalberto sono accolti da Massimo Noviello, presidente e Ad O-Italy e vice presidente Assovetro, e da Stefano Palladino, direttore di stabilimento dell’azienda.

 

Cosa portiamo a casa, dopo questo lungo viaggio tra le imprese? Tanto, tantissimo. È stato un periodo denso, la cui unicità sta proprio nel carattere informale e profondo delle relazioni stabilite, nelle strette di mano a tutti i livelli – dagli Ad ai ruoli tecnici, dal management alle segreterie – negli scambi in associazione e nei luoghi più disparati con presidenti, direttori e professionisti di struttura.

I caffè alle prime luci dell’alba, le scarpe antinfortunio infilate insieme prima di entrare in produzione, gli imprevisti e le piccole “variazioni in corsa” affrontate negli itinerari, la battuta sempre pronta, la voglia di esserci e confrontarsi, a prescindere dall’allineamento di vedute. Dopo aver toccato quasi tutte le associazioni territoriali, il vice presidente Marenghi traccia un bilancio: “Non scorderò mai questo percorso – afferma – e lo dico in modo non formale. Entrare nelle imprese, alcune anche piccole ma strutturate, che rendono grande il marchio Italia nel mondo mi ha riempito di orgoglio. Il nostro tessuto imprenditoriale è fatto in primis di persone ed è il loro valore a orientare le strategie, mai il contrario”.

E ancora: “Lavorare e dialogare sul campo, nei capannoni, dedicare tempo e spazio ai colleghi che sui territori promuovono la nostra organizzazione è un privilegio e una responsabilità – aggiunge –. Ho apprezzato il contraddittorio con gli amici e i professionisti incontrati – perché anche questo non è mancato – per la qualità degli scambi, basati su trasparenza e stima, per le riflessioni profonde e i nuovi progetti che proprio il confronto aperto ha modo di generare. Porto con me questo tesoro e le centinaia di spunti raccolti, certo che questo bagaglio possa offrire un contributo alla crescita di Confindustria e della nostra Italia”.

 

(Articolo pubblicato sul numero di dicembre dell’Imprenditore)

 

 

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