All’indomani del voto, Ursula von der Leyen e la coalizione uscente appaiono come i vincitori delle elezioni europee 2024, anche se ora si apre la fase delle trattive, dove si vedrà se la “spitzenkandidaten” del Partito popolare europeo (Ppe) riuscirà a concretizzare il vantaggio acquisito alle urne.
Secondo i dati provvisori diramati dall’Eurocamera, aggiornati alle ore 16:20 di ieri, lunedì 10 giugno, il Ppe avrebbe guadagnato 186 seggi, i Socialisti e democratici (S&d) 135, Renew Europe 79, i Conservatori e riformisti (Ecr) 73, Identità e democrazia (Id) 58, i Verdi (53), La Sinistra (36), ai quali si aggiungono 45 eurodeputati tra i non iscritti e 55 tra i neoeletti senza appartenenza a un gruppo politico del Parlamento uscente. L’affluenza stimata in tutta l’Ue è stata del 50,08%, in linea con quella del 50,66% della tornata precedente.
In confronto a cinque anni fa, il Ppe ha consolidato il suo primato ottenendo dieci europarlamentari in più rispetto alle attese, mentre i Socialisti e democratici (S&d), pur perdendo cinque seggi e registrando un pessimo risultato in Germania, sono riusciti a mantenere sostanzialmente invariata la loro posizione di seconda compagine dell’Eurocamera.
Sono cresciuti anche i Riformisti e conservatori europei (Ecr), il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia, che hanno ottenuto quattro europarlamentari in più rispetto al 2019, e il partito di destra di Identità e democrazia (Id), cresciuto di nove nonostante la performance al ribasso della Lega in Italia.
Al contrario, con 23 europarlamentari persi, i liberali di Renew Europe sono i grandi sconfitti, soprattutto a causa della debacle di Emmanuel Macron doppiato in Francia da Marine Le Pen, mentre i Verdi, pur ottenendo 18 seggi in meno, hanno comunque totalizzato il loro secondo risultato migliore di sempre alle europee, di fatto consolidando la loro presenza nell’assemblea, seppur molto ridimensionata. È rimasto invece invariato il gruppo della Sinistra.
È necessario, infine, sottolineare la crescita degli europarlamentari non appartenenti a nessun gruppo politico (in quanto neoeletti o non iscritti a un gruppo), che al momento sono 100 (38 in più della scorsa legislatura), grazie soprattutto all’exploit di Alternative fur Deutchland (AfD) in Germania. Si vedrà nelle prossime settimane se alcuni di questi confluiranno in uno dei gruppi esistenti oppure se ne formeranno uno nuovo.
A livello nazionale, l’estrema destra è avanzata in Austria, Paesi Bassi, Germania, Romania e Francia. A Berlino il partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz ha registrato uno dei risultati peggiori di sempre delle elezioni nazionali, mentre a Parigi Macron, con una mossa a sorpresa, ha deciso di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni, fissate per il 30 giugno (I turno) e il 7 luglio (II turno). Nel complesso, tuttavia, il voto sembra delineare una nuova Eurocamera sostanzialmente in linea con quella passata, seppur all’interno di un emiciclo leggermente più spostato verso destra.
Le europee in Italia
Nella nuova Eurocamera, la delegazione italiana più grande sarà quella di Fratelli d’Italia con 25 eletti, parte del gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), che tra gli eletti vede riconfermati per un altro mandato il co-presidente dell’Ecr Nicola Procaccini e il capo delegazione uscente di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza.
Sono 21 invece gli eletti del Partito democratico, che confluiranno tra le fila dei Socialisti e democratici (S&d), per una lista che vede al suo interno molti amministratori locali, tra cui il sindaco di Bari Antonio Decaro e il sindaco di Firenze Dario Nardella.
I Cinque Stelle contano 8 eurodeputati, al momento nel gruppo dei non iscritti. Il più votato con poco meno di 118mila voti è stato l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico.
Forza Italia porterà in dote al Partito popolare europeo, il vincitore di queste elezioni europee, sette eurodeputati più Herbert Dorfmann, esponente del Südtiroler Volkspartei ma sostenuto da Forza Italia. Tra gli eletti l’ex ministro Letizia Moratti e l’uscente Massimiliano Salini.
Otto eletti anche per la Lega, trascinata dal generale Roberto Vannacci, vincente in tutte le circoscrizioni eccetto le isole. La Lega è parte di Identità e democrazia, lo stesso eurogruppo di Marine Le Pen.
La delegazione italiana più piccola sarà quella di Alleanza verdi e sinistra italiana con sei europarlamentari, che si divideranno nei gruppi europei dei Verdi e della Sinistra. Tra gli eletti figurano Ilaria Salis e l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Infine, è degno di nota il fatto che Fratelli d’Italia e Partito democratico comporranno le delegazioni nazionali più grandi all’interno dei rispettivi gruppi europei.
Le ipotesi per la nuova maggioranza
Una volta confermati tutti gli eletti, il nuovo Parlamento dovrà trovare una maggioranza in grado di eleggere il nuovo presidente della Commissione europea. Ad oggi l’unica strada percorribile sembrerebbe essere quella della maggioranza Ppe, S&d e Renew Europe, che conterebbe 399 eurodeputati sui 361 necessari. Questo numero potrebbe però non essere però sufficiente. Nel 2019 Ursula von der Leyen venne eletta da questa stessa maggioranza con 383 voti a favore (solamente 9 più della maggioranza assoluta del Parlamento europeo di allora), pur potendo contare sui 432 eurodeputati dei partiti che la sostenevano. Potrebbe essere quindi necessario trovare l’appoggio di altri gruppi parlamentari come i Verdi, Ecr o singoli partiti non allineati.
I socialisti dell’S&d, i liberali di Renew Europe e i Verdi hanno però firmato un documento, la dichiarazione di Berlino, nella quale escludono qualsiasi collaborazione con l’estrema destra europea, incluso Ecr. Questa linea è stata confermata successivamente alle elezioni da S&d, che ha ribadito come, qualora von der Leyen (ad oggi candidata in pectore) decidesse di richiedere l’appoggio di Ecr, perderebbe quello del gruppo del centro-sinistra europeo.
Conseguentemente, un possibile appoggio dei Verdi potrebbe essere più probabile e sufficiente a rieleggere von der Leyen, poiché la maggioranza salirebbe a 452 MEPs, più ampia di quella del 2019.
Infine, nel corso dell’avvicinamento alle elezioni, si era parlato a più riprese della possibilità di una maggioranza di destra al Parlamento formata da Ppe, Ecr e Id che, però, non si è verificata nonostante le buone performance elettorali, poiché tali gruppi hanno ottenuto 317 europarlamentari a fronte dei 361 necessari. Tuttavia, il fatto che tutti e tre i partiti abbiano registrato una crescita alle urne potrebbe essere utilizzato come leva politica dal Ppe, sia nelle trattative per definire il programma della prossima Commissione, sia di volta in volta nei prossimi cinque anni per approvare singoli dossier invisi ai partner di coalizione.
(per la foto in alto, credits: “CC-BY-4.0: © European Union 2024 – Source : EP”)
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